Educare alla Legalità significa educarci alla corresponsabilità, creare un legame tra l’IO ed il NOI…”
sono parole di don Luigi Ciotti fondatore e presidente di Libera, e NOI, appunto ci crediamo. Qui di
seguito le riflessioni di alcuni alunni del plesso Villa Ratto a seguito della visita ai beni confiscati
alla mafia.
“Il primo ottobre io e la mia classe siamo andati col treno nel Centro Storico di Genova per fare un tour dei beni confiscati alla mafia. Ci hanno accompagnato tre docenti e due volontarie di Libera, un’associazione che ogni anno ricorda tutte le vittime innocenti della mafia.
Arrivati in centro, le due volontarie ci hanno spiegato un po’ quello che avremmo fatto quel giorno. Una volta finita la parte introduttiva, con una sorta di gioco, hanno fatto trovare i beni confiscati ormai trasformati. Hanno dato a due mie compagni una cartina e loro dovevano portarci
nel posto. Se non sbaglio i posti che abbiamo visitato erano nove, per esempio ci hanno fatto vedere un magazzino che è diventato un”ripara-bici”, cioè un posto dove ti insegnano ad andare in bici, ti riparano la bici, oppure ti insegnano a ripararla. Poi un altro posto trasformato che abbiamo visto è un luogo dove alcuni volontari fanno compagnia agli anziani: parlano con loro, facendo compagnia, giocano a carte oppure se la persona ha difficoltà a muoversi, alcuni volontari vanno in casa per un po’ sempre per far loro compagnia. Un altro posto che mi è piaciuto è un luogo dove dei volontari insegnano agli stranieri l’italiano. Queste cose per me sono bellissime, che sinceramente non mi aspettavo. Quando ho sentito dei volontari che si occupano degli anziani sono rimasta contenta perché purtroppo al giorno d’oggi ce ne sono tantissimi soli in casa e sapere che questi volontari dedicano loro del tempo mi fa stare bene. Anche il servizio di coloro che insegnano l’italiano agli stranieri, secondo me, è una cosa utilissima e bellissima.
Sono tutti esempi di come si può trasformare il male in bene. Secondo me questa esperienza è stata bellissima e soprattutto molto interessante e sicuramente se avessi l’opportunità di ripeterla, la rifarei assolutamente”
“Quando siamo andati a vedere i beni confiscati alla mafia non mi sarei mai aspettato così tanti magazzini o garage usati in modo così brutto, per poi essere riutilizzati in modo corretto.
Arrivati al primo bene confiscato, abbiamo trovato un negozio, ma era chiuso quindi si vedeva solo la saracinesca con una grossa scritta, noi l’abbiamo visto così, ma prima era utilizzato per tutt’altro. Le volontarie, ogni volta che ci spostavamo sceglievano due di noi, ci consegnavamo una
mappa e eravamo noi a trovare la strada.
Il secondo bene adesso è un negozio di bici, il gestore del locale aggiusta le biciclette o le vende e alcune le regala. Ci hanno fatto entrare quattro alla volta e gli ho chiesto se queste biciclette le vendeva o le regalava, mi ha risposto che dipende dai pezzi che aggiusta.
In seguito, siamo arrivati al terzo bene e al quarto entrambi chiusi, ma si capiva dalle scritte sulla saracinesca. Abbiamo quindi proseguito per poi fermarci per parlare del bene confiscato che non abbiamo potuto vedere. Il quinto era invece una mappa dove erano segnati tutti i beni confiscati a Genova. Il sesto era un ufficio dove dei volontari si prendono cura degli anziani, questo posto si chiama Gigi Ghirotti.
Il settimo era un negozio chiuso, con una frase scritta sulla saracinesca, poco più avanti c’erano delle foto e la nostra accompagnatrice ci ha spiegato il loro significato e dove si trovano i posti rappresentati nelle immagini sul muro della via.
Infine, ci hanno portato in un posto dove c’erano due porte da calcio, ci hanno diviso in due squadre. Dopo averci diviso ci hanno fatto mettere in fila per farci delle domande sulla mafia, dopodiché abbiamo salutato e siamo rientrati”
“Il primo ottobre con la mia classe siamo andati in centro a Genova per fare il tour dei beni confiscati alla mafia. Ad aspettarci al Palazzo Ducale c’erano due volontarie di Libera, un’associazione che combatte contro la mafia, e ci hanno spiegato di cosa trattava il tour e di cosa si occupa Libera.
Poi abbiamo iniziato a camminare per i vicoli, finché non siamo arrivati davanti ad un locale con delle bici attaccate ai muri, e ci hanno spiegato che in quel posto aggiustavano le bici vecchie.
Poi andando avanti abbiamo incontrato un locale dedicato all’assistenza degli anziani.
In seguito, siamo andati in un posto dove c’era una saracinesca chiusa, e ci hanno detto che diventerà un negozio di antiquariato perché ha cambiato gestione.
In un vicolo stretto c’era un negozio chiuso, dal vetro si vedevano molte bici all’interno.
Dopo siamo andati in un vicolo che era sbarrato da un cancello in cui c’era un locale con una porta rossa con scritto: “escape room”, e ci hanno spiegato che il locale all’interno era allestito come una pizzeria in cui bisognava trovare degli indizi per poter uscire.
Infine siamo andati nel chiostro di una chiesa e ci hanno fatto delle domande su quello che avevamo visto.
E’ stato divertente, ma anche molto istruttivo. Mi è piaciuto girare per Genova per scoprire che cosa è stato fatto di locali che un tempo erano appartenuti a mafiosi”
“Nei giorni precedenti all’uscita, a scuola, nell’ora di Educazione Civica, avevamo trattato la
tematica della legalità, in particolare in relazione alla problematica della mafia: abbiamo visto il film “I 57 giorni – Paolo Borsellino” e abbiamo letto dei brani riguardanti questo argomento e fatto alcune riflessioni. Ci è stato quindi proposto di fare una visita guidata, nella nostra città e abbiamo avuto modo di vedere i beni confiscati alla mafia: siamo entrati a scuola e dopo ci siamo recati alla stazione per prendere il treno. Trascorso il viaggio, siamo arrivati a Brignole e dopo una breve camminata, nella quale abbiamo visto alcuni monumenti e zone importanti di Genova, abbiamo incontrato le guide che ci hanno accompagnato durante tutta la visita. Abbiamo iniziato a camminare nel centro storico di Genova e siamo arrivati davanti al primo bene confiscato: qui avvenivano traffici illegali ed era un deposito di immondizia, che ora è stato trasformato in un luogo dove vengono riparate le bici e dove si insegna a ripararle. Dopo aver visto il primo bene confiscato, ci siamo fermati in un parco a fare merenda. In seguito, abbiamo continuato la nostra visita. Il secondo bene era un piccolo negozio che ora è diventato un centro di informazioni per i turisti e luogo dove lavorano alcuni volontari della Gigi Ghirotti. Poco dopo, abbiamo potuto vedere un altro bene confiscato che è stato trasformato in un luogo in cui gli stranieri che non
sanno bene l’italiano possono frequentare delle lezioni che li aiutano ad imparare la nostra lingua.
Il bene successivo è stato trasformato da giovani ragazzi in una Escape Room, ovvero un gioco che
consiste nel risolvere degli enigmi per riuscire ad uscire da una stanza. Uno degli ultimi beni era
un’altra sede di riparazione per le biciclette e vicino c’era una piccola zona dedicata a Peppino
Impastato, dove era stato rappresentato un dipinto che raffigurava appunto l’uomo.
Non pensavo che anche nella città in cui noi viviamo ci fossero così tanti beni: le signore che ci hanno guidato durante il tour hanno detto che a Genova, i beni confiscati alla mafia, sono circa sessanta.
E’ stato molto interessante, durante la quale, grazie ai racconti delle guide, abbiamo imparato
nuove cose sulla nostra città”
“Il primo ottobre noi siamo andati in centro storico con il treno. Il viaggio in treno è stato molto bello. Quando siamo andati nel centro storico ho provato molte emozioni e tanta paura. Abbiamo incontrato due signore che ci hanno parlato della mafia e dei beni confiscati alla mafia. Abbiamo
visto fotografie di persone uccise dalla mafia. Poi ci hanno dato una fotocopia dei posti dove dovevamo andare e ogni volta sceglievano due alunni come guide. Il primo posto dove siamo andati è stato un locale dove una persona riparava tante biciclette, ci ha fatti entrare. Abbiamo visto tante bici appese al muro e poi ci ha chiesto se abbiamo delle bici che non usiamo. Tanti hanno detto di sì, io ho detto di no perché non ho una bici. Poi una sosta per fare merenda e dopo abbiamo visto tante altre cose bellissime. Ci siamo fermati per vedere ogni cosa.
“Libera”, secondo me, vuol dire essere libero, vivere liberi senza avere a che fare con la mafia perché la mafia ti porta nella strada brutta della vita”
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